Nel 2004, in una conferenza dello JISC/CETIS, ente specializzato nello sviluppo di tecnologie per l’apprendimento, e di standard per l’interoperabilità, fa la sua prima comparsa la denominazione Personal learning Environments. Al centro del dibattito, i nuovi sistemi tecnologici per l’apprendimento in particolare, lo sviluppo di un nuovo learning environment: ambienti di apprendimento di tipo personale. Ciò che maggiormente desta attenzione in questa locuzione è la presenza del termine“personal” di fronte alle parole, ormai comuni nel settore, “learrning environment “. Il dibattito che si è aperto, ruota, quindi, intorno a quest’aggettivo, considerato concetto base per un’adeguata realizzazione delle nuove piattaforme di e-learning. In una slide della conferenza, questa nuova strutturazione delle piattaforme di e-learning, è spiegata in questo modo: “Spostare le risorse da un provider o da un’istituzione che le ospita verso un ambiente ‘assemblato’ dall’utente e adattato ai propri bisogni formativi. Un sistema che rappresenti il modo di operare dell’utente e che ne faciliti l’operatività. Così migliorano le competenze dell’utente”.
Tra le varie definizioni date ai nascenti PLE, ve ne sono molte che rimangono legate a un aspetto più teorico e ideale, cioè definiscono un sistema tecnologico la cui esistenza è ancora legata a un limite concettuale, o meglio, esiste se non nella mente di chi l’ha pensato, ma mancano ancora gli strumenti per far sì che tale nuova tecnologia si concretizzi.
L’enciclopedia libera Wikipedia presenta la definizione più completa, e forse quella più citata negli scritti sul tema: Gli ambienti di apprendimento personalizzato sono sistemi che supportano gli utenti a prendere il controllo e a gestire il proprio apprendimento e in particolare:
- Organizzare i propri obiettivi di apprendimento.
- Gestire sia i contenuti sia i processi di apprendimento.
- Comunicare con gli altri durante il processo stesso.
- Raggiungere gli obiettivi di apprendimento.
Per far questo si suggerisce l’uso di un PLE: Un PLE può essere composto da uno o più sottosistemi, come ad esempio un’applicazione in locale e/o da un insieme di servizi web. Se per alcuni, quindi, può realizzarsi l’idea del PLE in uno strumento software vero e proprio in grado di interfacciarsi con servizi web, per altri studiosi rimane ancora solo un concetto da sviluppare, l’idea della possibile esistenza di uno strumento in grado di integrare più servizi web e connetterli tra loro.
George Siemens, noto teorico dei cambiamenti dell’e-learning nella nuova società dei media ritiene che i PLE non siano entità, o programmi software nel senso di learning management system, ma sono caratterizzati dall’essere, come scritto anche su wiki " Un insieme di strumenti integrati tra loro, legati insieme dall’idea di interoperabilità e learner control." Sostanzialmente un PLE è caratterizzato, secondo Siemens, da due elementi principali:
1) gli strumenti con cui lavorare;
2) delle “conceptual notions”, aspetti logici che aiutano l’utente a capire come usare gli strumenti a disposizione e a che cosa possono servire.
Quindi il PLE è inteso,non come un collage di strumenti,ma una combinazione basata sull’interoperabilità, sulla comunicabilità tra questi. La cifra dominante, secondo Siemens, si individua nel fatto che un PLE si basa sulla possibilità di personalizzazione, o in altre parole la possibilità di rendere l’ambiente di apprendimento individuale.Per dare una spiegazione metaforica Siemens associa l’idea del learner in un PLE alla scienza ecologica, cioè: l’ecologia non consiste nell’accettare un ordine pre-impostato del mondo, ma l’ecologia stessa influenza, decide che cosa si può fare, come si può fare. Allo steso modo il learner modifica secondo i suoi bisogni e i suoi scopi il proprio percorso di e-learning, strumenti e materiali compresi.
Tony Karrer, Californiano considerato tra i più importanti esperti nel campo delle tecnologie di e-learning, fa parte di chi ritiene che il PLE rimanga per ora solo un’idea, un concetto esistente ma solo in forma teorica. Karrer parla piuttosto di Personal Work e Learning Environment,intendendo l’insieme di metodologie, abilità, strumenti tecnologici che si utilizzano per formare il proprio ruolo quotidiano di lavoratore della conoscenza per acquisire così informazioni e nuove competenze.
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