lunedì 20 febbraio 2012

WEB 2.0: Internet è cambiato

Il WEB 2.0 è un termine utilizzato per indicare uno stato dell'evoluzione del World Wide Web, rispetto alla condizione precedente. Si tende a indicare come Web 2.0 l'insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono uno spiccato livello di interazione tra il sito e l'utente (blog, forum,chat, wuki, youtube, facebook, myspace,twitter,google+, ecc.).
Il termine Web 2.0 è stato coniato dal guru del business TIM O'REILLY.
Bisogna porre l'accento sulle differenze rispetto al cosiddetto Web 1.0, diffuso fino agli anni '90, e composto prevalentemente da siti web statici, senza alcuna possibilità di interazione con l'utente eccetto la normale navigazione tra le pagine, l'uso delle e-mail e dei motori di ricerca.
Si è passati dalla centralizzazione delle informazioni alla decentralizzazione e dilocazione delle conoscenze, non sono più distribuite dall’alto, ma create e fruite dal basso, in modo orizzontale. Sono sotto gli occhi di tutti i siti che propongono le “live news”, informazioni in tempo reale, ai quali si aggiungono la miriade di blog che sono sparsi nell’universo di bit che formano il World Wide Web. I blog hanno fatto da collegamento per la diffusione del Web 2.0, l’internet creato dagli utenti stessi.
L’e-learning non poteva certo essere immune al nuovo fenomeno Web 2.0 e ne ha tratto gli aspetti migliori,consentendo agli studenti di abbandonare la vecchia veste di utenti ai quali venivano impartite, calate dall’alto, informazioni, per assumere la nuova posizione di conversatori, di persone che interagiscono fra loro, creando cultura, scambiando cultura. Il tutto utilizzando i nuovi strumenti che il Web 2.0 mette a disposizione: blog, podcast, social bookmarking, media sharing aggiunti e integrati alle chat, ai forum, all’e- mail preesistenti.
Da un punto di vista strettamente tecnologico, il Web 2.0 è del tutto equivalente al Web 1.0, La differenza, più che altro, sta nell'approccio con il quale gli utenti si rivolgono al Web, che passa fondamentalmente dalla semplice consultazione (seppure supportata da efficienti strumenti di ricerca, selezione e aggregazione) alla possibilità di contribuire popolando e alimentando il Web con propri contenuti.
Se prima la costruzione di un sito web personale richiedeva la padronanza di elementi di HTML e di programmazione, oggi con i blog chiunque è in grado di pubblicare i propri contenuti, dotandoli anche di veste grafica accattivante, senza possedere alcuna particolare preparazione tecnica. Se prima le comunità web erano in stragrande maggioranza costituite da esperti informatici, oggi la situazione è completamente ribaltata. I principali produttori di blog sono scrittori, giornalisti, artisti le cui attività non presuppongono una conoscenza informatica approfondita.

Confronto tra PLE e LMS

DEFINIZIONE DI LMS
Un learning management system (LMS) è la piattaforma applicativa (o insieme di programmi) che permette l'impiego dei corsi in modalità e-learnign (possibilità di imparare sfruttando la rete internet e la diffusione di informazioni a distanza) con lo scopo di contribuire a realizzare le finalità previste dal progetto educativo dell'istituzione che l'ha proposto. Un LMS controlla la distribuzione dei corsi on-line, l'iscrizione degli studenti, il tracciamento delle attività on-line.
Gli LMS spesso operano in associazione con gli LCMS (Learning Content Management System) che gestiscono direttamente i contenuti, mentre all'LMS resta la gestione degli utenti e l'analisi delle statistiche.
La maggior parte dei LMS sono strutturati in maniera tale da facilitarne, dovunque e in qualunque momento, l’accesso e la gestione dei contenuti.
Normalmente un LMS consente la registrazione degli studenti, la consegna, la frequenza ai corsi on-line e una verifica delle conoscenze.
In un sistema LMS più completo si possono anche trovare strumenti quali l'amministrazione di competenza, l'analisi di abilità, la pianificazione di successione, le certificazioni, i codici categoria virtuali e la ripartizione delle risorse (sedi della riunione, stanze, manuali, istruttori, ecc.). La maggior parte dei sistemi tengono conto dello studente principiante, facilitandone l'auto-iscrizione e l'accesso ai corsi.
Il learning content management system (LCMS) è un modulo software presente nelle piattaforme di e-learning che riunisce tutte le funzionalità necessarie alla gestione dei contenuti per l'insegnamento on-line, come ad esempio:
  • Creazione, gestione e memorizzazione dei contenuti didattici;
  • Composizione e modularizzazione delle unità didattiche fondamentali, chiamate Learning Oblject (LO);
  • Tracciamento e memorizzazione delle interazioni degli studenti con i learning object.

DIFFERENZE COL PLE
Il termine PLE (Personal Learning Environment) descrive l’insieme degli strumenti, delle comunità e dei servizi che costituiscono le piattaforme di formazione individuale che i soggetti possono usare per strutturare il loro apprendimento e perseguire i propri obiettivi educativi.
A differenza dell’LMS, la cui caratteristica è quella di essere course-centric, il PLE è learner-centric cioè pone al centro del processo il soggetto in formazione.
Inoltre l’LMS diventa un possibile strumento del PLE, in quanto gli individui in situazione di apprendimento possono decidere se integrare i loro PLE con i componenti di un LMS, ma non necessariamente una tale scelta può rivelarsi utile.
Il termine PLE non si riferisce tanto ad un servizio specifico o ad un’applicazione, piuttosto vuol fare riferimento all’idea delle modalità con cui gli individui si accostano al compito di apprendere.
Infatti un PLE può essere costituito, ad esempio, dai blog dove gli studenti commentano gli argomenti trattati, arricchiti da altre informazioni tratte da siti web del tipo YouTube, feed RSS e altre agenzie informative, ma l’ambiente di apprendimento è rappresentato dall’insieme di tutte le risorse che il soggetto stesso mette in atto al fine di rispondere agli interrogativi, fornire contesti, illustrare i processi del proprio apprendere.
La differenza significativa risiede nel cambiamento del modello del processo di apprendimento: non si assiste più ad un trasferimento di informazioni che determinano conoscenza, bensì si determina un modello in cui lo studente crea connessioni all’interno di una matrice crescente di risorse che egli stesso sceglie e organizza. In questa maniera l’allievo diventa l’artefice e il vero responsabile del proprio apprendimento con il risultato di eliminare o, quanto meno, limitare le possibili cause di insuccesso formativo.
Mi sembra, dunque, che un simile tipo di modello richieda almeno una conoscenza di base degli strumenti e dei componenti digitali, reperibili in rete, tale da consentire una capacità di scelta e un’agilità d’uso tra le varie risorse. Inoltre la capacità di discernimento che devono possedere gli studenti presuppone una padronanza di quelle metacompetenze in ambito formativo indispensabili per poter assumere decisioni consapevoli e mirate sulla struttura del PLE. Ne consegue, che tale modello è applicabile in quei casi in cui gli allievi sono adeguatamente preparati dal punto di vista tecnologico, estremamente motivati nel perseguire gli obiettivi educativi e sufficientemente maturi dal punto di vista delle capacità di gestire i loro processi formativi.
Resta il fatto che, laddove sono presenti tali prerequisiti individuati, il concetto di PLE conduce a fondamentali cambiamenti del ruolo giocato dalle risorse sia umane che digitali nell’ambito dell’insegnamento/apprendimento.
L’insegnamento smette di essere una mera trasmissione di contenuti per diventare un esercizio di assemblaggio, organizzazione, rimodulazione ed integrazione dei dati nella costruzione della conoscenza.
Contemporaneamente l’obiettivo dello studente si sposta dalla necessità di raccogliere informazioni a quella di creare connessioni tra esse determinando, così, un incremento di metacompetenze dell’apprendimento, dovuto all’uso della pratica riflessiva su risorse e strumenti specifici necessari per facilitare il proprio cammino formativo.


RINNOVAMENTO DEGLI LMS
Sono molte le ragioni che reclamano un rinnovamento degli LMS, prendiamo le prime quattro più importanti che ci vengono in mente:
  • Gli LMS sono sempre stati propagandati come ambienti in cui "finalmente" si può personalizzare l'apprendimento e invece dai percorsi di studio è in generale tutto rigorosamente standard e uguale per tutti gli utenti di pari livello.
  • Nel web ormai dilagano le reti sociali, piattaforme di comunicazione e scambio dove la comunicazione è aggregata attorno alla rete di relazioni che si creano tra i partecipanti, dove ogni partecipante è il centro della propria rete e può avere più o meno contatti, con conseguenza di una rete di relazioni web più o meno marcata. In un LMS il concetto di aula virtuale aggrega tutti gli allievi in modo uniforme e in generale i gruppi, pur essendo diversi, operano in base agli stessi principi di inclusione in blocco.
  • La personalizzazione dei percorsi di apprendimento richiede al LMS di disporre di un modulo di automazione personalizzata dei percorsi stessi. Molto spesso invece l'LMS si presenta come una intranet passiva, una sorta di sito riservato da una password, più che una sorta di "robot" in grado di reagire in modo selezionato e intelligente offrendo contenuti e relazioni realmente personalizzati per il fruitore.
  • Sempre la personalizzazione dei percorsi di apprendimento implica anche la necessità da parte dei facilitatori di monitorare il singolo percorso e di intervenire in modo efficace nei singoli casi. Se gli allievi sono molti ed i percorsi sono molto differenziati il compito del tutor, che deve monitorare e facilitare, diventa immane. Diventa quindi necessario disporre di un sistema semi-automatizzato di supporto, un Intelligent Tutoring System, che possa intervenire tempestivamente a certi snodi o su richiesta, fornisca in automatica diagnosi completa e possa anche in qualche caso proporre primi suggerimenti di routine, riducendo o scremando il compito di intervento ai facilitatori.

I futuri LMS dovranno fare i conti con alcune caratteristiche che così possiamo elencare:
  • la facilità e intuitività d'uso da parte dell'utente finale, con la possibilità da parte dell'utente di amplificare certe correlazioni (scelte di contenuto e di comunicazioni) e di smorzarne altre in un quadro dinamico;
  • un'interfaccia di interazione personale (anche interna al PLE) e di gruppo basata sulle esperienze dei social network e sulla fluidità di integrabilità di documenti, materiali, applicazioni;
  • la presenza di una "intelligenza" del sistema che gli consenta di ottenere adeguati orientamenti nei processi di insegnamento/apprendimento (ITS Intelligent Tutoring System), dell'accompagnamento lungo tutto il percorso e del "social tagging";
  • la potenzialità espressiva dell'immagine e della grafica anche 3D nelle interfacce di navigazione e di comunicazione, connessa tuttavia alla flessibilità di configurazione degli ambienti in base a criteri generativi automatizzati;
  • la flessibilità delle tecnologie rispondenti alle logiche dei sistemi aperti ed interoperabili, totalmente cross-platform, collegate alle potenzialità dei web services, in una logica di interoperabilità con i moduli funzionali di altre piattaforme, specialmente open source.


Schema del mio PLE


PLE: un'evoluzione per gli ambienti virtuali di apprendimento

Nel 2004, in una conferenza dello JISC/CETIS, ente specializzato nello sviluppo di tecnologie per l’apprendimento, e di standard per l’interoperabilità, fa la sua prima comparsa la denominazione Personal learning Environments. Al centro del dibattito, i nuovi sistemi tecnologici per l’apprendimento in particolare, lo sviluppo di un nuovo learning environment: ambienti di apprendimento di tipo personale. Ciò che maggiormente desta attenzione in questa locuzione è la presenza del termine“personal” di fronte alle parole, ormai comuni nel settore, “learrning environment “. Il dibattito che si è aperto, ruota, quindi, intorno a quest’aggettivo, considerato concetto base per un’adeguata realizzazione delle nuove piattaforme di e-learning. In una slide della conferenza, questa nuova strutturazione delle piattaforme di e-learning, è spiegata in questo modo: “Spostare le risorse da un provider o da un’istituzione che le ospita verso un ambiente ‘assemblato’ dall’utente e adattato ai propri bisogni formativi. Un sistema che rappresenti il modo di operare dell’utente e che ne faciliti l’operatività. Così migliorano le competenze dell’utente”.
Tra le varie definizioni date ai nascenti PLE, ve ne sono molte che rimangono legate a un aspetto più teorico e ideale, cioè definiscono un sistema tecnologico la cui esistenza è ancora legata a un limite concettuale, o meglio, esiste se non nella mente di chi l’ha pensato, ma mancano ancora gli strumenti per far sì che tale nuova tecnologia si concretizzi. 
L’enciclopedia libera Wikipedia presenta la definizione più completa, e forse quella più citata negli scritti sul tema: Gli ambienti di apprendimento personalizzato sono sistemi che supportano gli utenti a prendere il controllo e a gestire il proprio apprendimento e in particolare: 
- Organizzare i propri obiettivi di apprendimento. 
- Gestire sia i contenuti sia i processi di apprendimento. 
- Comunicare con gli altri durante il processo stesso.
- Raggiungere gli obiettivi di apprendimento. 
Per far questo si suggerisce l’uso di un PLE: Un PLE può essere composto da uno o più sottosistemi, come ad esempio un’applicazione in locale e/o da un insieme di servizi web. Se per alcuni, quindi, può realizzarsi l’idea del PLE in uno strumento software vero e proprio in grado di interfacciarsi con servizi web, per altri studiosi rimane ancora solo un concetto da sviluppare, l’idea della possibile esistenza di uno strumento in grado di integrare più servizi web e connetterli tra loro.
George Siemens, noto teorico dei cambiamenti dell’e-learning nella nuova società dei media ritiene che i PLE non siano entità, o programmi software nel senso di learning management system, ma sono caratterizzati dall’essere, come scritto anche su wiki " Un insieme di strumenti integrati tra loro, legati insieme dall’idea di interoperabilità e learner control." Sostanzialmente un PLE è caratterizzato, secondo Siemens, da due elementi principali: 
1) gli strumenti con cui lavorare;
2) delle “conceptual notions”, aspetti logici che aiutano l’utente a capire come usare gli strumenti a disposizione e a che cosa possono servire. 
Quindi il PLE è inteso,non come un collage di strumenti,ma una combinazione basata sull’interoperabilità, sulla comunicabilità tra questi. La cifra dominante, secondo Siemens, si individua nel fatto che un PLE si basa sulla possibilità di personalizzazione, o in altre parole la possibilità di rendere l’ambiente di apprendimento individuale.Per dare una spiegazione metaforica Siemens associa l’idea del learner in un PLE alla scienza ecologica, cioè: l’ecologia non consiste nell’accettare un ordine pre-impostato del mondo, ma l’ecologia stessa influenza, decide che cosa si può fare, come si può fare. Allo steso modo il learner modifica secondo i suoi bisogni e i suoi scopi il proprio percorso di e-learning, strumenti e materiali compresi.
Tony Karrer, Californiano considerato tra i più importanti esperti nel campo delle tecnologie di e-learning, fa parte di chi ritiene che il PLE rimanga per ora solo un’idea, un concetto esistente ma solo in forma teorica. Karrer parla piuttosto di Personal Work e Learning Environment,intendendo l’insieme di metodologie, abilità, strumenti tecnologici che si utilizzano per formare il proprio ruolo quotidiano di lavoratore della conoscenza per acquisire così informazioni e nuove competenze.